venerdì 22 novembre 2013

33. EDO CORNER < barzellette >

Mimmo alla maestra: Papà di mestiere scrive battute su internet

Da me - come in casa Riina del resto - il padre rappresenta sempre il modello principe (e al momento unico) di riferimento. Per Edoardo, inventare battute è diventata ultimamente la sua missione di vita. Dopo aver passato qualche mese a studiare "Barzellette", "100 Spillature" e altri pronfondi libelli da stazione dei treni, ora si sente pronto per dedicarsi alla scrittura.
Eliminate robe tipo...

Come si chiamano 2 topi che fanno fatica?
Uno Egana e l'altro Pant.


... riporto, con malcelato orgoglio paterno, i 3 migliori e soprendenti frutti della sua ormai vastissima produzione di autore comico.

Dove prega il ragno? 
In moschea.

Cosa inventarono i Sumeri dopo la scrittura?
I numéri.


Cosa si prende a occhi chiusi?
Il sonno.

giovedì 7 novembre 2013

45. MIMMO CORNER < la sequoia non muore >

È stata brava la mamma a fare 3 figli.

Perchè?

Perchè se muoio io c'è Edo e Ale. Se muore anche Edo, resta Ale. Ed è un po' difficile che muoia anche Ale. Così Ale può fare figli e la famiglia va avanti.

Ho sentito dire che le sequoie giganti non muoiono mai. Altissime, possenti, hanno resine che rendono il loro legno inattaccabile dai parassiti. Le sequoie giganti si stagliano sui cieli scintillanti dell'America come eroi viventi senza tempo. Ma come tutti gli eroi, hanno un tallone di Achille. Le radici. Sono sterminate ma non profonde. Enormi basi semplicemente appoggiate sulla terra. Giganti dai piedi fragili. La dolce brezza che ci accarezza il viso quando alziamo lo sguardo ammirato su una sequoia potrebbe segnare l'inizio della sua fine. Da qualche parte ho letto che una delle forze più potenti da contrastare quando progetti un grattacielo - dopo il suo stesso peso - è la pressione del vento. Per quei grattacieli di legno, quella brezza è venticello sui primi rami robusti, è vento più in alto, gonfia le chiome come vele in tempesta in cima. Una forza che spinge, spinge, spinge… Un "momento" terribile. Un "momento" direttamente proporzionale alla forza e alla lunghezza del braccio. Dove la forza è il vento e il braccio, purtroppo, è il corpo stesso della sequoia. Lunghissimo. La statica è senza pietà e priva quei corpi immortali della loro qualità più preziosa, l'equilibrio. E così cadono. Seccano. Muoiono. A ben vedere, però, le sequoie giganti non muoiono. Cadono.

Io non so se tutto questo sia vero e, per una volta, lascerò Wikipedia stare. Ma la storia mi piace. E sarebbe bello poter disporre di altri mille aneddoti che mi diano manforte quando Mimmo mi chiede:

Dov'è zia Anna adesso?

Sarebbe bello avere mille prove provate per illudersi e illudere Mimmo che la morte è un incidente, che la morte non è inesorabile... Perché, in fondo, mi basterebbe solo questo. I bambini accettano che la morte capiti. Accettano perfino che capiti alle persone amate. Accettano che sia senza replica, senza quel "control zeta" che usiamo spesso nella vita per riportare le cose e le persone indietro. Ma quello che i bambini non accetteranno mai è che morirò io, la loro madre, essi stessi... che moriremo tutti. Questo è inaccettabile. E allora mi trovo inginocchiato davanti al suo lettino colorato, a balbettare cose astratte tipo "zia Anna continua a vivere nel tuo cuore", cose blande tipo "il ricordo di zia Anna non morirà mai", cose hollywoodiane tipo "zia Anna è in cielo".

Ma vorrei tanto potergli dire:

È morta perché non è stata attenta. È morta perché si è distratta. È morta perchè è caduta. 
Tu sei la mia sequoia gigante, Mimmo. 
Attento a dove metti i piedi, copriti bene e non cadrai mai. 
Tu no, amore mio.