martedì 16 giugno 2009

SAPERLA LUNGA (3)


Posizione Bertinotti
Alle 00.00 arrivano le contrazioni a cadenza regolare. Si aspetta un po' e poi si va in ospedale. Ci badano poco. L'ostetrica però è gnocca. Il tempo passa veloce.
Alle 1:30 Silvia assume la "posizione Bertinotti": il travaglio si blocca. Andiamo in una saletta con un meridionale vestito da bidello che infila un po' di robe nella mia donna. Così a pelle, mi sta subito sui coglioni. In un impeto di confidenza con Silvia - gambe elegantemente divaricate - il medico le dà una gioiosa manata sul ginocchio e le fa: "Allora? Come va?". Il mio sguardo gli brucia la mano che viene subito ritirata. Netta, mi si conferma la prima impressione. Il teròn dice di tornare quando le contrazioni sono più forti e a distanza di 5 minuti. E' evidentemente una cagata, ma a me sembra un'idea geniale.

Bossi-Fini
In TV danno "Il caso Thomas Crowford". Non guardarselo tutto mi pare brutto. Silvia continua ogni 10 minuti a chiedermi attenzioni... sembra proprio una serata come le altre. Quando Hopkins capisce di essere stato incastrato, il corpo di Silvia mi fa capire che è ora. Tra il soggiorno e la macchina arrivano 4 scariche. Fortissime. Ginocchia sul sedile, culo verso la strada, Silvia si accomoda in macchina abbracciando lo schienale come con me non ha mai fatto. Guido, la guardo e penso: essere donna c'ha il suo perchè. Passo davanti a un posto di blocco. La cosa mi costa qualche secondo di tensione. La faccia del poliziotto quando guarda dentro la nostra macchina invece non ha prezzo. A metà Terraglio Silvia mi urla "ferma! Arriva! Arriva!". Io mi fermo e in effetti arriva... sculettando col sorriso. E' una mignotta ucraina attirata dalle nostre 4 frecce. L'euforia della professionista lascia il posto al cipiglio tipico delle guardie di confine ucraine mano a mano che si avvicina all'abitacolo. Scruta dentro. Torna dalla sua collega (una startup in co-branding evidentemente). Dai gesti intuisco che ha preso il nostro travaglio per una piccante trovata di una coppia in crisi... Ma in fondo che minchia vuole quella lì? se vogliamo partorire sul Terraglio dentro una Toyota sono cazzi nostri no? Sono italiano no? Evado le tasse come tutti no? E allora qui pago, qui cago! Che pensi al suo permesso di soggiorno scaduto piuttosto! Basta rubare il lavoro alle nostre donne! ... La Bossi-Fini mi ridà le energie perdute: tolgo le 4 frecce e via.

Dati sull'affluenza
In Ospedale una certa Adele vorrebbe uscire prima del nostro Alessandro. Non esiste. Silvia si mette a spingere polemicamente. Nella stanza attigua, la mamma di Adele passa alle armi psicologiche e urla come un Gormito. L'atmosfera ora è serena e rilassata. L'ostetrica - come tutte le gnocche con cui ho avuto la ventura di imbattermi - continua a dirmi: "scusa, torno subito" e sparisce. Penso che il papà di Adele debba essere davvero figo. Dopo la quarta sparizione, capisco che tra l'ostetrica e il papà di Adele c'è qualcosa di serio e mi armo di coraggio: urge uno sguardo attento e costante alla rampa di lancio di Silvia...
Ometto i dettagli macabri...
... dico solo che il mio rapporto con quella ambitissima parte del corpo femminile da quel momento cambia per sempre.
Alla fine l'ostetrica torna da noi. Ha un'idea geniale: "Spingi". Siccome fino a quel momento avevamo pettinato le bambole, spingiamo. Eeee... oplà! Tra le gambe della mamma fa capolino la miniatura di Emilio Fede: un mezzobusto grigio-azzurro con sorriso forzato avvolto in un lucido completo lecca-lecca. Esce girato dalla nostra parte (nel frattempo io sono tornato dietro). Il mezzobusto, anzicchè guardare la pista di atterraggio, è uscito rivolto verso i suoi committenti. Al collo due giri di un elegante cordone ombelicale ecru ne impreziosiscono il look. Metà dentro (secondo i manifestanti) e metà fuori (secondo la Questura), il mezzobusto mi guarda e mi sciorina i dati sulle affluenze: "gnere gneregnere gnereere..."

Alle 4:40 Alien Emilio detto Alessandro nasce... e io non mi sento niente bene.
Evviva e sempre evviva la figa.