martedì 27 agosto 2013

L'ape operosa

Dario dormiva in cameretta. Un mostro lo imprigionava in un incubo. E così dormiva e piangeva, piangeva e dormiva... Il suo pianto svegliò un'ape. L'ape era operosa e così s'infilò sotto il portone d'ingresso, sorvolò le scale, s'infilò nel buco della serratura della stanza e cercò di svegliare Dario ronzandogli sull'orecchio. Ma Dario dormiva e piangeva, piangeva e dormiva. Allora l'ape operosa aprì la finestra della stanza, s'affacciò e urlò alla fontana della piazza:
"Sveglialo tu!"

Ma la fontana non aveva abbastanza acqua per scrosciare col fragore di una cascata. Così l'ape operosa volò fino in campagna. A suon di pungiglione, portò una pecora in paese, fin sotto la finestra della stanza di Dario:
"Sveglialo tu!"

Ma il belato era un belato e Dario continuò a dormire e piangere, piangere e dormire. All'improvviso la pecora si ricordò di una storia che aveva sentito da agnello e la raccontò all'ape operosa:
"Mia nonna mi raccontava che tanto tempo fa i nostri avi furono usati da Dio come simbolo di salvezza umana"
"Cos'è la salvezza umana?" chiese l'ape operosa
"Non lo so, ma so chi è Dio. Come tutte le persone buonissime, è un signore che si arrabbia facilmente ed è sopratutto potente. Molto potente. Fa capitare le cose"
"Tutte le cose?"
"Tutte tutte"
"E dova abita?"
"In cielo, oltre le nuvole"

Così l'ape operosa prese una gran rincorsa e cominciò a volare nel cielo. Su, su… sempre più su. Attraversò le nuvole così veloce che non riuscì a evitare un grande triangolo d'oro che un signore portava in testa. Lo centrò con una zuccata e finì lunga distesa. Ma l'ape era operosa e non aveva tempo di svenire. Così chiese al signore:
"Chi sei?"
"Chi sei tu..." le rispose irritato
"Io sono un'ape. Cerco Dio" 
"Ah! Finalmente qualcuno che si prende la briga di venire fin qui senza tante chiacchiere. Tu sì che hai fede!"
"Non è fede. Sono solo operosa"
"Lo so bene, t'ho creato io. Io sono Dio"
L'ape era stupefatta. Ma aveva poco tempo e andò al sodo anche con Dio:
"Per piacere, puoi svegliare Dario? È un bimbo che…"
"So tutto"
"Ah, già..."

L'ape operosa capì e non disse più nulla. Dio si avvicinò ad un grande bancone bianco su cui stava una cassa per i pagamenti e disse: 
"Tu mi piaci e meriti che la tua preghiera sia esaudita in maniera speciale. Dario si sveglierà e non ci sarà alcun prezzo da pagare. Stavolta offro io!"
Detto questo, tirò fuori il suo bancomat e lo strisciò in una fessura della cassa. Subito, il pavimento di nuvole diventò nero e iniziò a tuonare. Dio urlò all'ape: "Ora vola! Torna sulla terra!"

L'ape operosa scese in picchiata. Attraversò mille nuvoloni sempre più neri e minacciosi. Arrivò tutta bagnata. A terra era iniziato un temporale strano. I fulmini illuminavano a giorno, ma erano tutti colorati come fuochi d'artificio e tutti profumati come di vaniglia. Nessuno di loro poi toccava terra.
Il più forte fulminò il mostro dell'incubo. Dario si svegliò. Il bimbo ci mise un po' prima di capire di essere libero. Ora finalmente stava bene.
Sul comodino, profumata di vaniglia, si asciugava un'ape operosa. 


Sinossi: Il Destino
Testo: Giangi
Immagini: Story Cubes, generatore di storie a dadi



venerdì 2 agosto 2013

Caricaaa!

Sono sempre stato un fervente patriota. Fin da piccolo. Ero il partigiano infangato che, armi di legno in pugno, si lanciava di corsa sugli orti gelati di mio padre col fedele cane "Dog". Urlavo "caricaaa!" e immaginavo nazisti e fascisti in fuga. Inventavo le mie Olimpiadi, costruendo aste, dischi, lance, archi che saltavo, lanciavo, usavo per conquistare quante più medaglie d'oro possibili per il mio paese. Modesto a scuola, ero un bomba in storia. Il migliore della classe. Il Risorgimento io non lo studiavo, io lo vivevo in prima persona. Sfogliavo le pagine e mi trovavo coi primi italiani dietro le barricate delle nostre bellissime città. Combattevo borboni, ungheresi, croati, spagnoli, svizzeri, austriaci... Radetzky, fottiti tu e "l'espressione geografica" da cui provieni. Alla seconda fase dei mondiali dell'82 ero al mare. Quando Paolo Rossi segnò il secondo vantaggio, dovetti uscire di casa per scaricare una tensione che mi divorava. Camminavo verso il mare e intanto pregavo la mia preghiera laica per l'Italia del calcio. Non mi ero accorto di camminare sul molo. Mi sono fermato a pochi centimetri dall'acqua, mulinando le braccia per evitare un incredibile tuffo da vestito. Al ritorno ho girato la maniglia della porta e il mondo è esploso attorno a me: Italia-Brasile 3-2. Forza Italia. FORZA ITALIA!!!

Ieri accendo la tv. Un anziano signore del sud, toga nera e pendente dorato sulla spalla, legge una sentenza. Piccoli colpi di tosse tradiscono tutto il suo nervosismo, tutta la sua sofferenza. Il signore decreta che Silvio è pregiudicato. La legge è uguale per tutti. Anche qui, nel mio stupendo, levantino paese.
Un'ora dopo sono al cinema. Dopo poche scene de "La migliore offerta", commosso, inizio a ripetermi: "Dobbiamo essere orgogliosi di questo film...". Fotografia strepitosa, budget e produzione da Hollywood, cast internazionale per una gestione italiana (regia Tornatore), una poesia italiana (musiche di Morricone), idee italiane (storia di Tornatore) e location italianissime (tra Trentino, Friuli e Lazio). Alla fine dei titoli di coda, scopro che c'è anche il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Un sorriso patriota mi si stampa sul viso e mi accompagna fino a casa.

L'Italia è impestata di virus, ma è un paese antico, colto, complesso con anticorpi naturali evoluti. Oggi ho il petto gonfio d'orgoglio nazionale. Oggi ho 12 anni, sento gli occhi di "Dog" sui miei e sono pronto a lanciarmi sugli orti gelati del mio paese. "CARICAAA!"


Spezzone mitico da "La meglio gioventù": Giordana-Tornatore 1-1.