giovedì 29 agosto 2019
La sparizione di Salvini
Soltanto ieri mi selfavo in faccia,
selfavo l’Heineken e gli spaghetti;
soltanto ieri urlavo “zingaraccia!”
e oggi mi urla in faccia... Zingaretti???
Non so cos'ho sbagliato, io son statista!
Miei Friuli, la Sardegna, Trento e Bolzano
Piemonte, Molise (che pare esista),
Basilicata e scorta di Saviano,
mio il Papeete e i ministeri altrui,
mio il gusto di dir tutto ciò che voglio:
Sì al Qatar (in barba a ciò che fui)!
Baci a Maria! Cacca a Bergoglio!
Ultimi i negri! #primagliitaliani!
No fumo! No kebab! Viva la pizza!
Al ladro in casa spara e molla i cani!
Ops… ho rubato io: si rateizza?
Cos'ho sbagliato? Io tenevo testa
a Soros e all’Europa della banca.
Bastava far comizi, un po’ di siesta
e al Viminale fare sempre manca.
Nel trucco di sparir ero campione,
ma va a saper che Renzi è così stronzo,
e che qui vige la Costituzione.
Io son Salvini, mica il mago Oronzo!
venerdì 23 agosto 2019
11. ALE CORNER < ottimismo >
Le due nuove perle di Ale di questi giorni, mi consolano come una coccola. Alla veneranda età di 10 anni, mio figlio minore appare ottimista (1) e pieno di fantasia (2). Speriamo continui così.
1.
"Io non credo nell'inferno, solo nel paradiso"
2.
Siamo nelle Gallerie delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani. Ale si mette a correre.
Io: "Ale, non puoi correre qui!"
Ale (borbottando a se stesso): "Divieto di volare"
1.
"Io non credo nell'inferno, solo nel paradiso"
2.
Siamo nelle Gallerie delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani. Ale si mette a correre.
Io: "Ale, non puoi correre qui!"
Ale (borbottando a se stesso): "Divieto di volare"
martedì 2 luglio 2019
Grazie al caos. Omaggio a Fabio Celenza
"È così triste essere bravi, si rischia sempre di diventare abili"
Jep Gambardella, La grande bellezza
Jep Gambardella, La grande bellezza
C’è un
frammento del film “La grande bellezza” che mi era sfuggito. È subito prima che Jep e Ramona scoprano le chiavi di Roma e vengano digeriti
dalle sue bellezze. La scena di pochi secondi, mostra la bambina-artista in piedi su una
sedia che compie in silenzio gesti piccoli e controllati davanti a una enorme tela dipinta. Il disagio
che ci suscitavano le sua urla disperate e i violenti lanci di colore sembra un lontano ricordo. Le sue manine ora compongono con calma qualcosa
che mi piace: un cielo, un cosmo o un paesaggio che parla di serenità e che sento vicino. Forse è perché poco prima ho assistito a quella tempesta di caos
che ora questa quiete mi appartiene come un bisogno. Ora forse la tela è diventata un quadro che capisco perché contiene una storia accaduta di cui sono stato testimone emotivo. Ma mi chiedo: quella stessa tela potrebbe emozionarmi anche senza conoscere la sua genesi? Potrebbe, certo.
E se alla fine all'arte non chiedessi che questo? Cioè di inglobare il caos e di non "pensarmi" tutto. Assuefatto da messaggi edificanti, bombardato
da idee geniali, tiranneggiato dall'obbligo di dire sempre "ho capito", molestato da emozioni suscitate ad arte, io oggi voglio tregua. Come un cane a capodanno, voglio la mia cuccia di silenzio, voglio deragliare dal pensiero per muovermi in uno spazio inspiegabile e finalmente tutto mio. Cerco l'autenticità del caos.
Mi ricordo la prima volta che a Venezia ho visto il quadro Empire of Lights. Dopo 10 minuti che lo osservavo, potente come una scossa, all'improvviso mi scese un brivido lungo la schiena: avevo capito l'idea di Magritte, avevo visto la notte e il giorno assieme! Eppure... eppure il fascino del dipinto l'avevo subìto prima di vedere tutto. Il quadro mi aveva già catturato con il suo mistero e anche dopo avere capito, il mistero è rimasto. In quel quadro c'è qualcosa di magico che trasforma l'idea, per quanto potente e spettacolare, in un pretesto. Sì alla fine chiedo all'artista proprio questo: fai un passo indietro, non progettare e pianificare le emozioni, arrenditi al sorprendente e fecondo caos, abbandonati al non sento, non penso, non so. Compi un atto di fede e di coraggio: sparisci e confida, come un pazzo o un incosciente, di ritrovarti - forse - dopo. Se sarai fortunato, potresti avere catturato nella tua opera tutta la preziosità del caos. E ne sarà valsa la pena.
Mi ricordo la prima volta che a Venezia ho visto il quadro Empire of Lights. Dopo 10 minuti che lo osservavo, potente come una scossa, all'improvviso mi scese un brivido lungo la schiena: avevo capito l'idea di Magritte, avevo visto la notte e il giorno assieme! Eppure... eppure il fascino del dipinto l'avevo subìto prima di vedere tutto. Il quadro mi aveva già catturato con il suo mistero e anche dopo avere capito, il mistero è rimasto. In quel quadro c'è qualcosa di magico che trasforma l'idea, per quanto potente e spettacolare, in un pretesto. Sì alla fine chiedo all'artista proprio questo: fai un passo indietro, non progettare e pianificare le emozioni, arrenditi al sorprendente e fecondo caos, abbandonati al non sento, non penso, non so. Compi un atto di fede e di coraggio: sparisci e confida, come un pazzo o un incosciente, di ritrovarti - forse - dopo. Se sarai fortunato, potresti avere catturato nella tua opera tutta la preziosità del caos. E ne sarà valsa la pena.
Lo so, ora sembra che svacco, eppure a me sembra che i meravigliosi
video di Fabio Celenza facciano esattamente questo: dare voce al caos. Nati come gioco sonoro di un abile doppiatore-musicista, oggi in realtà possono esser visti anche come la più brutale critica che l'arte possa muovere al vuoto della politica; la più clamorosa
dimostrazione dell’inganno della parola e del mito. E così, da caotici movimenti delle più potenti labbra del mondo, escono personaggi come "Luigi coi blu jeans", mogli che "puzzano di baronessa", mestieri tipo il “fisiopata” e mille altre cose che lasciano tutti noi... “un po' di salsiccia”. Questo per spiegarli. Ma se non si vogliono spiegare vome una storia ma si vogliono sentire come un'opera d'arte, i suoi video sono semplicemente stupendi. Ipnotici. Magici.
Tutto
questo, per dire che Fabio Celenza è partito come videomaker ma è diventato
un grande artista contemporaneo. Grazie al caos.
lunedì 20 maggio 2019
I misteri della fede (leghista)
Matteo Salvini candida il Cuore Immacolato di Maria alle Elezioni Europee del 26 maggio
Oh amante dei ministerial bacioni,
seguace del Salvini della Lega,
perché vuoi le divise sui balconi
ma dei 49, “importasega”?
Perché fai like a tweet su cibo e vini,
ti ecciti con post su armi e Zorro,
partecipi con “wow” al VinciSalvini,
ma l’IVA al 26 manco un “ghe sborro!”?
Perché tu dici “no ai musulmani”
ma canti, sempre tu, “faccetta nera”?
Perché ti piace “prima gli italiani”
ma l’italiano resta una chimera?
Beato markettaro della strizza
tu vuoi la legge, tu non sei razzista
ma quando per la casa un nero è in lizza
allora sono io che son buonista.
Oh verde elettore che si lagna
di tasse, sprechi, sindaco indagato...
perché poi voti chi fa la campagna
volando con i soldi dello Stato?
Tu che non vuoi ONG sul molo,
e vuoi difenderti tutto da solo,
che vuoi la patria dura, pura e forte,
"Legalità! Tagliòn! Pena di morte!"...
Ti chiedi mai perché legge non sale
lì dove il ministero fa collina?
Perché Matteo Salvini, al Viminale,
non ci va manco a far 'na capatina?
Insomma, fa santini e prendi voti,
ma non confonderti: Dio non è Stato.
Non fare come fanno gl'italioti!
Il cuore è tuo! Che resti immacolato!
giovedì 2 maggio 2019
Tutti concordi
A chi si massacra di selfi e gattini per nascondere la parte più interessante di sé: le macerie, ai politici che postano tanto e lavorano zero, ai geni del marketing e sopratutto dell'economia che offrono soluzioni infallibili che falliscono se toccano terra, agli amanti delle teorie, delle ideologie, delle genìe, del "mi piace" senza sensibilità, del "mi piace" senza essere, del "mi piace" senza amore, a chi crede nella moda e non in Dio, nella figa e non in Dio, nelle auto e non in Dio, a chi crede troppo in Dio, a chi indossa pantaloni con tasche zeppe di verità, a chi non esce dal "tunnel del divertimento", a chi si sente speciale, a chi ha amici gay e sa, a chi è vissuto per anni lì e sa, a chi ha fatto per anni così e sa, ai razzisti con pochi coglioni, ai coglioni con poco italiano, a chi non sbaglia mai e quando sbaglia non se ne accorge e quando se ne accorge non chiede scusa, a chi è cattivo (e sai benissimo che sto parlando di te, non fare il furbo), a chi è tirchio, a chi è antipatico, a chi si lamenta, a tutti quelli che puntano il dito e quindi anche a me stesso, dedico una massima illuminante.
La massima viene (credo) dalla biologia - scienza del buon senso - e ci parla di una sola grande vita che avvolge in un unico grumo tutte le altre, dal lombrico a Salvini (per avere l'unità di misura). È un gomitolo di vite a cui tutti noi diamo un insignificante contributo con la nostra. Un gomitolo per un gatto che forse nemmeno esiste e di certo non incontreremo mai*.
Lo scopo della vita?
VIVERE IN FRETTA, MORIRE SPESSO.
* NOTA PER I LEGHISTI MODERNI: la frase è una metafora. Il gatto in questo senso è Dio che gioca con le nostre vite e che però l'autore considera indifferente alle stesse. L'unica libertà e l'unico lusso concessoci sono di provare per Lui un gratuito amore. Se hai domande (ma non ne avrai) puoi scrivermi (ma non mi scriverai) e, sì... questa nota è volutamente lunga così non arrivi a leggere la parte più divertente: tu mi stai sul cazzo.
La massima viene (credo) dalla biologia - scienza del buon senso - e ci parla di una sola grande vita che avvolge in un unico grumo tutte le altre, dal lombrico a Salvini (per avere l'unità di misura). È un gomitolo di vite a cui tutti noi diamo un insignificante contributo con la nostra. Un gomitolo per un gatto che forse nemmeno esiste e di certo non incontreremo mai*.
Lo scopo della vita?
VIVERE IN FRETTA, MORIRE SPESSO.
* NOTA PER I LEGHISTI MODERNI: la frase è una metafora. Il gatto in questo senso è Dio che gioca con le nostre vite e che però l'autore considera indifferente alle stesse. L'unica libertà e l'unico lusso concessoci sono di provare per Lui un gratuito amore. Se hai domande (ma non ne avrai) puoi scrivermi (ma non mi scriverai) e, sì... questa nota è volutamente lunga così non arrivi a leggere la parte più divertente: tu mi stai sul cazzo.
lunedì 28 gennaio 2019
Nel futuro
“Volevo darti un
follow-up sul semi-open brief delle shop guidelines …”
Smetto
di leggere il testo dell’email del mio collega. Tolgo gli occhiali chè, non si
sa perché, per immaginare il futuro gli occhiali si tolgono sempre. A naso
leggero, mi immagino tra 20 anni, sul divano del soggiorno, con un
abbigliamento che esporta pallini di lana in tutte le stanze e il gatto più
stronzo d’Europa sulle ginocchia.
Immagino
mio nipote che mi parla.
Non lo
sento. Apro la bocca, incartapecoro la fronte, cedo di lato col corpo e metto la
mano a conchetta nell’orecchio. Mi ripete. Niente. Non lo sento.
Mi
immagino di ruotare il tronco come un monoblocco di ghisa emettendo lamenti. Prendere
dal tavolinetto l’imbuto di corno di cervo, quello vicino alla scacchiera di
mogano, quello che uso per amplificare i suoni (no, mai amato la tecnologia io).
E mi immagino di infilarlo tremante nel padiglione del mio smisurato orecchio
floscio.
Ecco,
ora sento:
“Volevo darti un
follow-up sul semi-open brief delle shop guidelines…”
Lo sento ma non lo capisco. E così scopro che oggi, io vivo nel futuro.
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