martedì 5 aprile 2011

Cestini vuoti e cestini liberi

Mimmo: "Come si chiama quello che dice: tu sei una ranaaaaa..."
Edo: "Ipnosi"

Anni fa ero al manicomio di Trieste. Era capodanno. Ho parlato e ballato coi matti e ho capito due cose. Primo: la linea che li separa dai "normali" è sottile (quella che li separa da me poi è anche mobile). Secondo: i matti sono prigionieri di una logica spietata.
Anni fa ero in caserma. "Alpino Marino!"; non era facile darmi ordini senza scoppiare a ridere. Ricordo che pulivamo sempre la stanza. Le fughe delle mattonelle dovevano puzzare di trielina; i fori delle prese elettriche non dovevano avere polvere; il cestino doveva essere sempre vuoto. Cestini inutili. Era una follia furba. Mi abituavano a rispondere "Sissignore!" a cose tipo: "Alpino Marino! Snidi il nemico col lanciafiamme!".
La follia dei bimbi è diversa. Sincera come quella dei matti, ma libera e felice. Cambia ogni giorno, ogni minuto. E non diventa mai prigione.

Mimmo, roteando gli occhi: "Non riesco a vedermi la faccia!"

Mimmo: "Grazie a Dio!"
Io: "... per?"
Mimmo: "... piacere"

Ho una riunione alla Barilla. Mimmo è angosciato: "A Parma ci sono le sabbie mobili..."

Mimmo: "Dio è morto?"
Io: "No"
Mimmo: "E allora perchè è in cielo?"

Mimmo: "Come mai non ho mai sentito la storia di cappuccetto bianco?"

I figli giocano con l'acqua. La madre: "Se trovo un bimbo bagnato mi arrabbio!"
Mimmo serissimo: "E se ne trovi due?"

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