Il gatto nella casa vuotaMorire – questo a un gatto non si fa.Perché cosa può fare il gattonella casa vuota.Graffiare rampando sui muri.Strofinarsi fra i mobili.Qui nulla sembra mutato,eppure è cambiato.Nulla sembra spostato,eppure è sconvolto.E la sera la lampada non luce.Si sentono i passi sulle scale,ma non son quelli.Anche la mano, che posa il pesce sul piattino,non è più quella, che lo posava.Qui qualcosa non comincia piùalla sua solita ora.Qui qualcosa non si compiecome dovrebbe.Qui qualcuno è stato, è stato,ma poi di colpo è sparitoe caparbiamente ancora non c’è.Ha guardato in tutti gli armadi.Ha percorso le mensole.Si è infilato sotto il tappeto a controllare.Ha perfino infranto il divieto E ha buttato all’aria le carte.Che altro c’è da fare.Dormire e attendere.Ma lascia solo che torni,che si faccia vedere.Lo verrà a sapereche così col gatto non si fa.Camminerà verso di luiCon l’aria di chi proprio non vuole,piano piano,su zampe molto imbronciate.E niente balzi e miàgoli all’inizio.Wislawa Szymborska, da “Koniec i poczontek” (Fine e principio), 1993
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Attila è il gatto di mia zia. Bianco, sordo, grasso, oggi vive con me.
Mi piace accarezzarlo ogni sera.
8 gennaio 2011, ospedale di Padova
Piccoli pezzetti di Anna.
Il suo ordine per le sue cose.
Ha fatto il "cestino" anche qui.
Ricordo
la tesi di laurea,
i suoi gatti attorno alla tv,
le amate sigarette,
- "Fummo noi che fumammo" -
e che ama lavare i piatti.
Pensieri sull'assoluto.
Un regalo incartato che non sarà mai libro.
L'aldilà mi serve,
così a casa so che dire ai miei figli.
Medico sciocco.
Mille misuratori accesi,
uno solo che guardo:
la spalla che sale e scende...
La scocciatura delle lacrime.